Venerdì 27 e sabato 28 settembre si è tenuto presso la Comunità Incontro Onlus di Amelia (Terni) l’evento “Un Calcio alla Droga – Il Calcio come ‘Comunità educante’”, organizzato dalla Provincia di Terni. L'iniziativa rientra nel progetto “Play - Giovani in Gioco”, finanziato dal bando "Game" di UPI nazionale e supportato dal Ministero per lo Sport e per i Giovani. L’evento ha beneficiato del patrocinio di Rai Umbria e della media partnership di TGR Umbria e Rai Pubblica Utilità. La due giorni in Comunità ha visto la partecipazione di oltre 400 studenti delle scuole superiori del territorio e ha coinvolto il Ministero della Disabilità, nonché numerosi ospiti illustri: la Presidente della Regione Umbria, il celebre paroliere e Presidente SIAE Giulio Rapetti Mogol, don Antonio Coluccia, sacerdote impegnato nella lotta contro la criminalità organizzata e le dipendenze, il campione del mondo di scherma Alessio Foconi, il prof. Silvio Garattini, rinomato farmacologo e divulgatore scientifico, e Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega Serie A, che ha sottolineato come lo sport possa fungere da veicolo per la crescita e l'inclusione sociale. Sabato 28 settembre, in collaborazione con l'Ordine dei Giornalisti dell’Umbria, si è svolto presso la Sala Rossa di Molino Silla anche il corso accreditato “Fake news e dipendenze: la prima forma di prevenzione è una corretta informazione, anche attraverso i valori dello sport”, al quale ha partecipato come docente anche Cristiano Muti, Segretario della Commissione LND eSport. Il corso ha visto inoltre gli interventi di Laura Pernazza, Presidente della Provincia di Terni, di Giampaolo Nicolasi, capostruttura Comunità Incontro, di Giovanni Parapini, Direttore RAI Umbria e di Giorgio Palenga, Consigliere USSI.
Nella stessa giornata, con l’organizzazione di Paola Severini Melograni, giornalista, saggista, conduttrice radiofonica e produttrice televisiva, è stato approfondito il tema “Il calcio è inclusione, il calcio è comunità educante”. Tra i partecipanti ai panel, Renzo Ulivieri, Nancy Dell’Olio, Marcello Mancini, Vittorio Bosio, Laura Tinari, Primo Di Nicola, Giovanni Sacripante, Giovanni Parapini e, in collegamento, Italo Cucci. Nel corso della giornata, si sono disputate partite tra squadre come la Nazionale Italiana Suore, l'Aiac Onlus, il Quarto Tempo Fiorentina e Ness1 Escluso Modena
Nell’ambito del corso di formazione organizzato dall’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria sul tema fake news e dipendenze, presso la Comunità Incontro ONLUS di Molino Silla ad Amelia, Cristiano Muti, giornalista e segretario della commissione LND eSport, ha contestualizzato l’argomento nel mondo dei videogiochi e degli eSports, in particolare del calcio digitale. Il suo intervento ha messo in luce come le fake news non solo distorcono la realtà, ma amplificano paure e pregiudizi, soprattutto quando si parla di nuove tecnologie e sport virtuale.
Secondo Muti, molte delle notizie diffuse sui videogiochi sono dominate da stereotipi e semplificazioni che creano allarmismo inutile. Fake news e sensazionalismi tendono a dipingere i videogiochi come una delle cause principali di dipendenze, ignorando il contesto più ampio. "La relazione tra fake news e dipendenze è guidata da disinformazione e semplificazione", ha spiegato Muti. "Questo approccio distorce la percezione della tecnologia, portando a giudizi superficiali e pregiudizi nei confronti dello sport virtuale. Grazie all’esperienza maturata con le attività eSport promosse dalla FIGC - Lega Nazionale Dilettanti, ho avuto modo di conoscere una realtà molto diversa rispetto ai classici stereotipi.”
Muti sottolinea come l’isolamento sociale sia un fattore di rischio per lo sviluppo delle dipendenze. Tuttavia, il gioco online, quando ben strutturato e organizzato, può avere effetti positivi. Favorire il dialogo e promuovere il gioco di squadra, sia per una Società sportiva che per una ONLUS, ha dimostrato, se pur ancora in modo “ingenuo”, di poter contrastare efficacemente le forme di dipendenza.
Le fake news, secondo Muti, spesso esagerano l'impatto negativo dei videogiochi, attribuendo loro una responsabilità eccessiva per le dipendenze. Molte notizie ignorano la differenza tra uso e abuso dei videogiochi, creando un clima di paura che porta a vedere ogni forma di interazione digitale come potenzialmente dannosa. "I videogiochi non sono intrinsecamente pericolosi," afferma Muti, "come in molte altre attività, è l’abuso a creare problemi. Un uso equilibrato può persino migliorare abilità cognitive e sociali."
Le fake news creano un impatto psicologico che porta a una demonizzazione della tecnologia, portando genitori, educatori e politici a percepire i videogiochi e gli eSports come una minaccia. Questa percezione errata può influire negativamente sui giovani, portandoli a vivere con sensi di colpa o vergogna per una passione che, in realtà, può essere invece gestita in modo sano e responsabile.
Muti critica anche la tendenza delle fake news a stigmatizzare le nuove tecnologie, presentandole come strumenti alienanti. Gli eSports, ad esempio, sono spesso dipinti come causa di isolamento sociale, ignorando il loro aspetto collaborativo e competitivo. L’attività eSportiva sperimentata nelle competizioni ufficiali della LND, come ha spiegato Muti, promuove invece valori positivi come il lavoro di squadra e la disciplina, elementi che sfatano alcuni miti diffusi. I campionati e i tornei della LND eSport inoltre, portano in “campo” squadre composte da 11 giocatori.
Nel contesto delle competizioni di eSport organizzate dalla LND, emerge che un uso responsabile dei videogiochi può promuovere il benessere e sviluppare quindi competenze personali. Le competizioni di calcio digitale, ad esempio, riuniscono milioni di persone in eventi che favoriscono la socializzazione e la creazione di forti legami. "Non è l’isolamento a caratterizzare gli eSports," chiarisce Muti, "ma la collaborazione e l’interazione positiva. Più il soggetto resta isolato nei suoi sentimenti più c’è il rischio di cercare una sorta di “rifugio” che può arrivare anche a creare dipendenza. Fondamentale invece stimolare il dialogo ad ogni livello. Giocare insieme il più possibile, in famiglia, tra amici, per un Club o una struttura del Terzo Settore, trasforma gli scenari indebolendo ogni forma di isolamento.”
Cristiano Muti ha anche citato l’esperienza positiva del progetto ‘Vinciamo Insieme’, inaugurato proprio con la Comunità Incontro, che ha l’ambizione di dimostrare come una gestione corretta e disciplinata dell’attività videoludica possa trasformare anche il videogioco in una risorsa costruttiva e non in un rischio. Regolamentando tempi di gioco e obiettivi, i videogiochi diventano un’opportunità di crescita personale e non una minaccia.
In conclusione, Muti ha ribadito l’importanza di promuovere una corretta informazione e favorire il dialogo, anche nel contesto familiare. Demonizzare i videogiochi non fa altro che alimentare paure infondate, mentre educare a un uso consapevole e responsabile può aiutare anche a prevenire le dipendenze. La conoscenza è la chiave per una gestione equilibrata delle tecnologie, anche nel contesto sportivo degli eSports.