Giuliano Giannichedda da calciatore si è sempre guadagnato ogni traguardo lavorando sodo, salendo gradino dopo gradino tutte le categorie con le proprie forze. La professionalità, il culto del lavoro, il sacrificio vissuti come veri e propri dogmi lo hanno portato a superare tutte le asperità arrivando fino al vertice del calcio. Cosa ha fatto da giocatore, lo sanno tutti. Quello che è riuscito a costruire da allenatore forse può essere sfuggito ai media mainstream. La prossimità dell’esordio della Rappresentativa Serie D alla Viareggio Cup è il momento migliore per sottolinearlo.
Da selezionatore è ripartito dalla base, dai giovani, per riassaporare quelle sensazioni vissute agli esordi da calciatore. In un mondo complesso come quello dei dilettanti, un’etichetta spesso usata con accezione negativa da chi conosce poco il calcio, in tanti hanno fallito, anche allenatori ed ex calciatori professionisti. Giannichedda invece ha subito trovato la chiave per interpretare al meglio il ruolo di selezionatore con poco tempo a disposizione e centinaia di giocatori da visionare per allestire in fretta una squadra ma soprattutto un gruppo di giovani in cerca di rivincite per tentare di inseguire un sogno seguendo percorsi meno lineari dei coetanei prof. Giuliano è entrato fin da subito nella storia del Torneo più prestigioso della Lega Nazionale Dilettanti, il Torneo delle Regioni. Ad oggi è l’unico selezionatore ad essere riuscito a vincere la competizione in tre occasioni senza mai sbagliare un colpo con il Lazio. Per chi non conoscesse le difficoltà della manifestazione, il TDR riunisce attorno a sé i migliori giocatori dilettanti di tutta Italia, dai 15 ai 18 anni, impegnati in un torneo con sei gare da giocare in soli sette giorni. Nel 2012 alla sua prima esperienza con gli Allievi ha centrato il bersaglio grosso. L’anno successivo si è ripetuto con gli Juniores frantumando un altro record. Nel 2019 è tornato a guidare il Lazio questa volta con gli Allievi alzando il terzo trofeo. Una premessa doverosa per spiegare, a chi non conoscesse il calcio dilettantistico, che Giuliano ha fatto la vera gavetta anche da allenatore. La conduzione della Rappresentativa Serie D se l’è guadagnata nel 2019, un processo logico quasi inevitabile.
Ed ancora una volta Giannichedda non ha tradito la fiducia. Nelle due Viareggio Cup che ha vissuto da allenatore è riuscito sempre a superare il primo turno arrivando fino ai quarti nella scorsa edizione. La Rappresentativa in sedici edizioni c’era riuscita solo due volte. Una premessa lunga ma necessaria per capire come si lavora in LND, per sottolineare le qualità dell’uomo Giannichedda prima delle capacità tecniche.
Ed ora la stretta attualità. Si avvicina l’esordio della Serie D alla 74^ edizione della Viareggio Cup e si ripropone la sfida più stimolante di sempre. Una Rappresentativa di dilettanti che affronta club professionisti. Davide contro Golia, il terreno ideale per una narrazione diversa del calcio, fuori dagli schemi stereotipati di uno sport bello quando si dimostra imprevedibile.
Nel ritiro di Tirrenia Giannichedda in pochi giorni ha compattato un gruppo eterogeneo di 24 ragazzi provenienti da tutti gli angoli dell’Italia calcistica. “La fase di avvicinamento alla prima gara procede molto bene” - afferma con la consueta calma olimpica il selezionatore della D. “I ragazzi ci tengono, sono sul pezzo, lo vedo nella serietà con cui lavorano e nel comportamento corretto che stanno dimostrando giorno dopo giorno”.
Per il selezionatore della D c’è sempre un equilibrio da ricercare tra il risultato sportivo e la valorizzazione dei giovani.
“Quando si affronta una partita o in questo caso un Torneo il risultato sportivo è importante ma al contempo per la nostra selezione è determinante che i ragazzi possano essere messi nelle condizioni migliori per mostrare le loro qualità per tentare di fare il salto nei prof. E’ l’obiettivo del nostro lavoro”.
Quando una Rappresentativa affronta un club è una sorta di confronto tra due mondi. Una squadra rodata da un Campionato di fronte ad un gruppo eterogeneo formato in pochi raduni. Una sfida affascinante quanto difficile.
“Le selezioni vengono fatte dopo aver visionato più gare possibili e dopo aver relazionato e osservato moltissimi calciatori. Il selezionatore rispetto ad un allenatore ha sicuramente molto meno tempo per lavorare sulla squadra. Bisogna capire subito le qualità del calciatore e cercare di metterlo nella migliore condizione per far sì che si esprima al meglio”.
Non ci sarà mai una ricetta magica per assemblare un gruppo di giovani provenienti da esperienze diverse.
“Non facciamo miracoli, chi lo dice non è sincero. Dipende molto da quanto i ragazzi hanno voglia di mettersi in gioco e adattarsi alle situazioni. Con la D ho trovato sempre tanta disponibilità da parte dei giovani. Sanno che per loro questa è un’opportunità importante, lo capiscono, rispondono bene alle sollecitazioni. Il nostro staff è impegnato ogni giorno a tenere alta la concentrazione, a ricordare ai ragazzi l’importanza del momento senza essere pedanti ma cercando di entrare in sintonia con una buona dose di empatia”.
Che tipo di giocatore Giannichedda vorrebbe sempre nella sua squadra?
“Il prototipo ideale del calciatore non c’è. Cerco sempre di scegliere non solo i migliori in campo ma anche ragazzi seri e dediti al lavoro, con la voglia di provare a fare il salto di categoria”.
Alla luce delle ultime esperienze con la Rappresentativa qual è, se c’è, una differenza tra un giocatore di una Primavera professionista e un giovane che gioca in Serie D?
“Il gap maggiore che ho riscontrato è sicuramente fisico. Anche se negli ultimi anni ho visto un miglioramento da parte dei nostri ragazzi grazie alle società che seguono i giovani a 360°”.
Quali sono gli aspetti decisivi che permettono a un giovane della Serie D di fare il salto nei professionisti?
“Prima di tutto la voglia di migliorarsi sempre e comunque, ogni giorno, curando ogni particolare. L’umiltà e la determinazione, la voglia di crederci sempre e la meticolosità negli allenamenti”.
Un bilancio di queste quattro stagioni alla conduzione tecnica della Rappresentativa?
“Faccio questo lavoro con tanta passione. Allenare i giovani è bellissimo, ti permette di crescere e migliorare professionalmente ogni giorno. E’ gratificante vedere che tanti giocatori che sono passati da questa Rappresentativa ora giocano nei professionisti, qualcuno anche in Serie A.
Ringrazio la Lega Nazionale Dilettanti e il Dipartimento Interregionale che hanno consentito di misurarci con squadre professioniste di prima fascia. Opportunità che hanno fatto bene ai nostri ragazzi capaci di mettersi in evidenza in contesti importanti”.